CAMILLO DE CARLO
Minuccio Minucci
Uomo di grandissima cultura, poliglotta, fine letterato e autore di innumerevoli scritti
Nato a Serravalle il 17 gennaio 1551, Minuccio studiò legge a Padova ed iniziò presto la sua carriera di diplomatico della Santa Sede, che lo portò in diversi paesi d’Europa, soprattutto in Germania. Tra i numerosi incarichi ricevuti, ed ottemperati sempre con grande energia e generosità, ci furono quello della Segreteria di Stato Vaticana per la Germania ed i paesi orientali con i Papi Innocenzo IX e Clemente VIII e poi quello di Arcivescovo di Zara, come lo era stato già lo zio Andrea. Più volte egli sembrò vicino alla nomina a cardinale, che però non avvenne mai. Nel 1603 si ritirò presso il Santuario di Santa Augusta, sulla collina sopra Serravalle, dove il 18 marzo scrisse il proprio testamento. (…) Minuccio morì poi di polmonite il 7 marzo 1604 a Monaco di Baviera, dove si trovava ospite dei Duchi di Wittelsbach, casato al quale egli era sempre stato molto legato, rendendo ottimi servigi e ricevendo costante sostegno, il cui stemma infatti campeggia sulla facciata del palazzo; e lì venne sepolto, nella chiesa di San Michele Arcangelo, sotto una lastra tombale che riporta lo stemma dei Minucci.
Uomo di grandissima cultura, poliglotta (oltre al latino e greco, pare che conoscesse bene l’ebraico, il tedesco, il francese e lo spagnolo), fine letterato, autore di innumerevoli scritti (storici, geografici, politici, diplomatici, teologici, agiografici, pastorali, filosofici, morali, culturali… molti dei quali conservati all’Istituto Storico Germanico di Roma), tra cui la “Vita di Sant’Augusta” e la “Storia degli Uscocchi”, grande mecenate al quale, tra le numerose commissioni, si deve anche quella della bellissima veduta di Serravalle contenuta nella raccolta “Civitates orbis terrarum” di Georg Braun e Frans Hogenberg stampata a Colonia in varie edizioni tra il 1572 ed il 1618: così è stato Minuccio Minucci.
E fu lui a far costruire per la propria famiglia, a partire dagli ultimi anni del ‘500, questo palazzo, nell’area del giardino della vecchia residenza dei Minucci che si trovava di fronte, sull’altro lato della strada, dove ora vi è la piazza. Questa, un tempo chiamata “dei grani” e poi a lui dedicata, venne infatti realizzata successivamente nello spazio del “brolo” privato creato appunto abbattendo la casa vecchia proprio per permettere una adeguata prospettiva frontale al nuovo palazzo. Ma Minuccio non vi abitò mai, essendo prima impegnato a Zara, poi in ritiro a Sant’Augusta e quindi in visita a Monaco.
Testo tratto da: Francesca Costaperaria, Camillo De Carlo e il suo Palazzo. Il fascino di un personaggio, l’incanto di un luogo, IAM Edizioni, Vittorio Veneto 2018.